Cyberbullismo scolastico: suggerimenti e buone pratiche

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Cyberbullismo scolastico: suggerimenti e buone pratiche

l fenomeno del bullismo digitale non si può più ignorare, soprattutto perchè si accompagna a fenomeni di bullismo nella vita reale che ci sono sempre stati e resistono, nonostante la loro più facile identificazione e prevenzione. Il bullismo sociale espresso a scuola non è molto diverso da quello verbale e fisico espresso altrove, oggi sempre più spesso online e negli spazi sociali del muro delle facce o di Instagram e WhatsApp. Il che fare rimane il problema principale, oggi anche complicato dalle nuove forme che il bullismo assume online e nelle vite digitali di molti ragazzi e ragazze.

Anche se il bullismo nella vita fattuale non è certamente scomparso, oggi tutta l’attenzione è rivolta alle sue manifestazioni digitali, lontano dagli occhi di insegnanti, familiari e adulti. E’ una lontananza che favorisce l’attività, la confidenza nell’impunità, la ferocia dei bulli  e il loro organizzarsi in gruppi o bande, rendendo al tempo stesso più deboli le loro vittime.

Il bullismo digitale a scuola è un fenomeno ora sotto il radar di quasi tutte le scuole e di dirigenti scolastici e insegnanti alla ricerca costante di strumenti per prevenire e gestire il fenomeno nelle loro scuole e in collaborazione con i genitori. In alcuni paesi gli insegnanti sono stati affiancati e sono aiutati da interventi statali e leggi e normative scolastiche utili come strumenti di dissuasione e prevenzione ma pur sempre insufficienti ad arginare il fenomeno.

Rivolgersi alla polizia o alle autorità può rappresentare in alcuni casi, soprattutto quelli più gravi, la soluzione ideale ma prima di arrivare a questa scelta è possibile intervenire in molti altri modi con l’obiettivo di creare una cultura scolastica consapevole del fenomeno del cyberbullismo e meglio attrezzata per contrastarlo, una cultura che punti alla inclusione e alla sicurezza per minimizzare qualsiasi forma di cyberbullismo in classe, a scuola e fuori.

Tra le varie buone pratiche da adottare e sperimentare alcune sono, nella loro semplicità e facilità, alla portata di tutti e valide da suggerire ad altri, anche attraverso il passaparola a voce e la condivisione online.

Stare allerta sempre e monitorare quello che succede online!

Una prima buona pratica è il monitoraggio dell’uso dei media sociali in classe e a scuola che si traducono in comportamenti di bullismo digitale. Il monitoraggio può essere complicato dal limitato tempo a disposizione o per la mancanza di informazioni su come farlo, o ancora per mancanza di risorse adeguate a scuola. Non sarà mai possibile riuscire a tenere sotto controllo le attività online degli studenti ma l’importanza del monitoraggio è reso evidente dal fatto che numerose indagini rivelano come circa il 75% delle azioni di bullismo scolastico è oggi legato alle attività online e all’uso dei media sociali. Anche se non è possibile monitorare tutti i profili degli studenti, lo sforzo deve essere diretto a individuare commenti, immagini, post, e altri contenuti collegabili a comportamenti di bullismo per poi intervenire rapidamente. In alcune scuole il monitoraggio è centralizzato e reso possibile da implementazioni di software ad hoc, anche se non sempre utilizzabile per i vincoli alla privacy.

 

Informare sempre gli studenti delle azioni intraprese a scuola contro il cyberbullismo

Gli studenti devono sapere che sono monitorati e che a essere sotto osservazione sono soprattutto i comportamenti di bullismo. Devono anche sapere che i loro comportamenti non sono liberi da conseguenze ma passibili anche di punizioni severe. Meglio che si loro comunicato in modo chiaro che alcuni comportamenti non sono ammessi nella scuola alla quale sono iscritti e che eventuali violazioni saranno punite severamente. Anche se poi le azioni punitive non saranno esercitate, gli studenti devono percepire fortemente che lo saranno. Il messaggio deve essere comunicato in modo chiaro all’inizio di ogni anno, dal dirigente scolastico nelle assemblee scolastiche e da ogni singolo/a insegnante in classe. Vanno illustrate anche le procedure predisposte per la segnalazione dei casi di bullismo, la loro gestione e le azioni che verranno intraprese. Le stesse informazioni devono essere comunicate e condivise con i genitori, sia attraverso comunicazioni scritte sia verbalmente durante incontri, anche appositi, a scuola. Non si eviteranno i casi di bullismo ma, nel caso si presentassero, essendo informati tutti sapranno meglio come muoversi e agire.

 

Formare e formarsi sul fenomeno apprendendo le buone partiche che servono

Un ruolo fondamentale lo giocano (lo devono giocare) i dirigenti scolastici, sia quelli che hanno già maturato una sensibilità al problema e a maggior ragione quelli che non ne hanno ancora sviluppata una. E’ loro responsabilità fare in modo che il fenomeno del bullismo scolastico sia più facilmente riconoscibile e prevenibile. Affinchè ciò avvenga tutti gli insegnanti, dirigenti compresi, devono essere formati in modo da poter riconoscere per tempo ogni atto di bullismo e le sue vittime. La formazione deve mirare a dare loro gli strumenti adeguati per far emergere dall’invisibilità le vittime che, per vergogna, timidezza o paura, dopo aver subito un atto di bullismo si sono rintanate in un angolo d’ombra per non essere individuate e rimanere nascoste. Saper riconoscere le attitudini e i comportamenti (reticenze nel parlare, fuga dalle attività di gruppo, cambi improvvisi di amicizie o frequentazioni di gruppo, ecc.) delle vittime di bullismo non è una dote naturale di cui tutti sono dotati. Gli insegnanti devono essere formati per allenare la loro capacità a cogliere i sottili segni che evidenziano un’azione di bullismo in atto, a rompere il ghiaccio sull’argomento con la vittima identificata, a parlarne e stabilire un rapporto tale da poter fornire un aiuto concreto alla vittima per superare il trauma o il dramma che sta vivendo. La formazione non può essere estemporanea ma continua, aggiornata e perseverante nel tempo oltre a essere focalizzata anche sulle forme di bullsimo che possono accadere al di fuori della scuola.

 

Favorire, coltivare e sostenere l’empatia dei ragazzi nella loro vita di gruppo

Un’altra buona pratica per prevenire e curare il cyberbullismo digitale è coltivare l’empatia di gruppo e la solidarietà dei ragazzi tra di loro. E’ una buona pratica che punta sugli studenti come una risorsa per curare il cyberbullismo ma anche per contrastare la tendenza dei ragazzi a fare gruppo anche nelle azioni di bullismo. Puntare a usare questo tipo di risorsa obbliga a parlare apertamente ai ragazzi invitandoli a denunciare o segnalare i casi di bullismo di cui sono vittima o sono a conoscenza e a sostenere il loro intervento online a sostegno delle vittime ma soprattutto per contrastare e bloccare sul nascere altre azioni dei cyberbulli. Un commento negativo rivolto al bollo, esposto nelle stesse pagine Web nelle quali l’azione di bullismo è stata esercitata, può comunicare alla vittima di non essere sola e di poter fare affidamento su qualcuno per difendersi o resistere all’azione di bullismo di cui è vittima.

 

Parlare, comunicare e formare i genitori sul fenomeno del cyberbullismo

Infine è buona pratica, nel rilevare una qualsiasi azione di cyberbullismo a scuola, informare sempre i genitori degli studenti e coinvolgerli nelle azioni che servono per bloccare i cyberbulli ma soprattutto per aiutare le vittime a superare i traumi subiti. I genitori devono essere coinvolti immediatamente e fin dall’inizio in modo che possano intervenire rapidamente, ad esempio chiudendo account di Facebook o altri social network per impedire che l’azione di bullismo continui o tragga alimento dall’essere sempre visibile in Rete. Comunicare l’azione di bullismo ai genitori dei cyberbulli è altrettanto urgente e importante. Molti genitori non saranno propensi ad accettare come vera la notizia e cercheranno di rifiutare che a essere coinvolti siano proprio i loro figli. E’ soprattutto in questi casi che l’insegnante può far valere la sua professionalità e capacità educativa per suggerire ai genitori cosa fare nell’aiutare i loro ragazzi, autori forse inconsapevoli di azioni di cyberbullismo capaci di fare notevoli danni su altri ragazzi della loro età. La formazione dei genitori non deve essere necessariamente collegata a fatti di bullismo già avvenuti ma attivata in modo preventivo per dotare i genitori degli strumenti conoscitivi più adatti per aiutare, comunicare e interagire con i loro figli. Tutto ciò deve essere fatto nella convinzione che il fenomeno del cyberbullismo non è facilmente arrestabile e l’unico modo per riuscirci è uscire dalla passività per agire e intervenire ma soprattutto per educare studenti, genitori e insegnanti alle buone pratiche che possono bloccarlo e sconfiggerlo all’interno di ogni scuola.

Fonte: solotablet.it

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