Monthly Archive 21 Agosto 2018

Decalogo contro il bullismo

Cyberbullismo: 10 regole facili per difendersi

l decalogo della Polizia Postale per non finire nella trappola dei cyberbulli o di malintenzionati:

1) Ricorda che un’immagine condivisa in un social entra definitivamente nel Web e che non sarà possibile controllarne mai più la diffusione. Potrebbe essere utilizzata in siti che non conosci o che non ti piacciono. Anche se tu non vuoi.

2) Ricorda che molte delle informazioni che posti nella bacheca del tuo profilo consentono di ricostruire la tua identità, le tue abitudini, i tuoi gusti: sei sicuro di volere che così tante persone (magari anche i tuoi insegnanti o i tuoi futuri datori di lavoro) sappiano così tante cose di te?

3) Creare profili con nomi equivoci o postare messaggi allusivi a una disponibilità sentimentale potrebbe richiamare l’attenzione dei malintenzionati della Rete. Evita di proporti in un ruolo non adatto alla tua età o ai tuoi reali desideri per non essere contattato da sconosciuti con proposte imbarazzanti o richieste oscene.

4) Il comportamento in Rete è disciplinato da regole, la cosiddetta “netiquette”, ma soprattutto da leggi che definiscono chiaramente cosa costituisce reato e cosa no. Evita di creare gruppi o di postare immagini che inneggiano a comportamenti indesiderabili e che danneggiano l’immagine e la credibilità delle persone.

5) Tieni segreta le password di accesso ai tuoi profili sui social: compagni di classe e conoscenti potrebbero utilizzarla per sostituirti e commettere azioni scorrette a tuo nome o per diffondere informazioni riservate. E non cercare di ottenere la password di altri utenti, seppur animato dalle più innocenti intenzioni, poiché questo costituisce reato e ti espone al rischio di accuse molto serie.

6) Imposta il tuo profilo in modo da consentirne la visibilità solo agli amici che avrai autorizzato: in questo modo selezionerai direttamente chi accede alla tua pagina e ti garantirai di essere contattato solo da persone conosciute e affidabili.

7) Non aprire gli allegati delle e-mail provenienti da sconosciuti e verificate prima il nome dei mittenti e l’oggetto. Possono essere stati spediti da una macchina infettata senza che l’utilizzatore ne sia a conoscenza.

8) Nelle chat con sconosciuti, nei forum, nei blog o nei giochi di ruolo non dare mai senza il permesso dei genitori informazioni personali come cognome, età, indirizzo, numero di telefono del cellulare o di casa, scuola frequentata. E prima di inserire i tuoi dati personali su Internet controlla che siano presenti i segni che indicano la sicurezza della pagina: la scritta “http” nell’indirizzo e il simbolo del lucchetto.

9) Non incontrare mai persone conosciute su Internet senza avvertire i tuoi genitori. Se proprio vuoi farlo, prendi appuntamento in luoghi affollati e porta con te almeno due amici.

10) Se leggi o vedi qualcosa su Internet che ti fa sentire a disagio o ti spaventa, parlane subito con i tuoi genitori o con gli insegnanti. Se qualcuno che ti sembrava simpatico comincia a scrivere cose strane in chat o manda e-mail che non ti piacciono, bloccalo e parlane subito con i tuoi genitori.

Bullismo

Bullismo, un decalogo per ragazzi e genitori

Aumentano i casi di bullismo e cyberbullismo in Italia: secondo i dati del Rapporto Censis 2016 emerge, infatti, che il 52,7% degli studenti tra 11 e 17 anni nel corso dell’anno ha subito comportamenti offensivi, non riguardosi o violenti da parte dei coetanei. La percentuale sale al 55,6% tra le femmine e al 53,3% tra i ragazzi più giovani (11-13 anni). Inoltre, secondo i dati diffusi dall’Osservatorio nazionale adolescenza, 1 adolescente su 10 tra gli 11 e i 13 anni subisce cyberbullismo rispetto all’8,5% dei ragazzi più grandi tra i 14 e i 19 anni. Le femmine sono ancora le vittime predilette dai cyberbulli (70%) che sono per oltre il 60% di sesso maschile.

“Il bullismo è un fenomeno in continua evoluzione – osserva Susanna Esposito, ordinario di Pediatria all’Università degli studi di Perugia e presidente dell’Associazione mondiale per le malattie infettive e i disordini immunologici, Waidid – i ragazzi non devono essere allarmati ma consapevoli che le loro azioni possono cambiare la vita di un loro coetaneo, influenzandoli durante una delle fasi più delicate della loro vita come appunto l’adolescenza”.

 

Il Centro multidisciplinare sul disagio adolescenziale della Casa pediatrica Fatebenefratelli a Milano, diretta da Luca Bernardo, solo nel 2016 ha assistito oltre mille pazienti, con un incremento dell’8% rispetto al 2015.

“I nostri piccoli pazienti hanno per lo più dagli 8 ai 16 anni, età che scende anche a quattro o cinque anni per quanto riguarda episodi di bullismo ‘classico’, che non va sulla rete, per intenderci – spiega Bernardo – Quello che manca è un incontro tra famiglie, scuola e istituzioni sul piano della prevenzione. I dati sul bullismo e, in particolare, sul cyberbullismo sono in aumento, questo significa che qualcosa non sta funzionando. Bisogna formare prima di tutto le famiglie e gli insegnanti”.

E proprio in collaborazione con la Casa pediatrica Fatebenefratelli, a Perugia Susanna Esposito intende istituire uno sportello multidisciplinare per offrire un aiuto ai minori vittime di violenze nella Clinica pediatrica dell’Aou: “Le violenze consumate contro i minori spesso non vengono intercettate neanche dai medici di famiglia e dai pediatri e diventano evidenti quando ormai sono reiterate – sottolinea – A Perugia dal mio arrivo un anno fa mi sono trovata spesso di fronte a situazioni di abuso sui minori e a un importante disagio sociale”.

Ma cosa si può fare contro bullismo e cyberbullismo? Ecco le 10 regole raccomandate dai pediatri di Waidid per gli adolescenti e i loro genitori:

1) Rispetta: Non offendere i tuoi compagni o amici. Anche se ognuno è diverso, la prima regola è il rispetto

2) Coinvolgi: se vedi un tuo coetaneo escluso dai giochi e dalle attività che fate, coinvolgilo, anche se può sembrarti diverso

3) Dialoga: subire il bullismo fa stare male. Parlane con un adulto di cui ti fidi, con i tuoi genitori, con gli insegnanti, con il tuo medico. Per i genitori: osserva il comportamento di tuo figlio. Ogni cambiamento improvviso nel suo comportamento, senza un motivo ragionevole, deve destare la nostra attenzione.

4) Segnala: se sai che qualcuno subisce prepotenze, parlane subito con un adulto. Questo non vuol dire fare la spia, ma aiutare gli altri. Per i genitori: parla in modo rassicurante con tuo figlio di quanto è successo, sollevalo dai sentimenti di colpa e premialo per averne parlato

5) Reagisci: se gli atti di bullismo diventano violenti, se ti prendono in giro sui social network, dopo averne parlato con la tua famiglia e la scuola se gli episodi continuano rivolgiti ai centri specializzati o a Carabinieri e Polizia di Stato

6) Non isolarti: spesso il bullo provoca quando sei solo. Se stai vicino agli adulti e ai compagni che possono aiutarti, sarà difficile per lui avvicinarsi.

7) No alla violenza: se uno o più persone compiono atti ripetuti di bullismo colpendoti, con violenza difenditi, ma non diventare violento anche tu. Per i genitori: non chiedete a vostro figlio di ‘ripagare’ il bullo con lo stesso comportamento

8) Fai buon uso dei social network: usa i social network in maniera responsabile e rispettosa per comunicare con i tuoi amici. Non ‘taggare’ i tuoi compagni senza aver avuto prima la loro autorizzazione, non parlare male di loro, non caricare video che potrebbero creare imbarazzo o vergogna

9) Pensa prima di agire: Cosa succede se compio quel gesto? Prima di compiere certe azioni, pensa, rifletti e poi agisci. Certe azioni se gravi comportano delle violazioni della legge e si è perseguibili

10) Sconfiggi il bullismo!

Fonte: http://www.adnkronos.com/

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Melania Trump contro il Cyberbullismo

Melania Trump contro il cyberbullismo

Ho lanciato la mia campagna be best lo scorso maggio con un’attenzione particolare a tutti i problemi che i bambini affrontanto oggi. Uno di questi è l’uso responsabile dei social media.

A parlare è la First lady americana che in una conferenza stampa in Maryland sul cyberbullismo illustra la sua iniziativa il cui scopo è quello di aiutare i giovanissimi su tre fronti in particolare salute, utilizzo dei social e abuso di oppiacei, fenomeno ormai dilagante negli States.

Soprattuto il fatto che a fare la paladina della lotta contro la violenza online sia la moglie del presidente che piu di tutti fa uso di twitter per comunicare la sua ostilità verso critici e oppositori, è da mesi al centro delle critiche della stampa d’oltreceano.

Tra le accuse anche quella di plagio da parte del magazine People, secondo cui una delle presentazioni della campagna è stata coipiata da una relazione della commissione federale per il commercio.

Non solo, da un profilio sula first lady realizzato dal New York Times, emergerebbe anche che lo stesso Donald Trump abbia cercato di dissuadere la moglie di occuparsi di ciberbullismo per evitare polemiche sul suo conto.

Visualizza il video nel canale YouTube di nobullying.help

Fonte: http://it.euronews.com/

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Presenza sul territorio

Non stiamo zitti

Conoscere e Prevenire il Bullismo

Questa guida viene realizzata nell’ambito del Progetto “NON STIAMO ZITTI” di cui al Piano Nazionale per la Prevenzione del Bullismo e cyber bullismo ai sensi dell’Art. 11 DM 663 del 01/09/2106, presentato al MIUR dall’Istituto Comprensivo 7 “L. Orsini” di Imola e realizzato in collaborazione con SOS Il Telefono Azzurro ONLUS.

Il Telefono Azzurro ha una lunga serie di collaborazioni con il mondo della scuola e nel 2005 ha ottenuto l’accreditamento quale Ente di formazione riconosciuto dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Da questa trentennale esperienza e dalla collaborazione con l’Istituto Comprensivo 7 “L. Orsini” di Imola nasce il manuale Non Stiamo Zitti.

L’obiettivo principale di questo lavoro è fornire ai docenti un manuale operativo, un insieme di linee guida che li aiuti nella realizzazione di attività laboratoriali dedicate alla sensibilizzazione e prevenzione del fenomeno del Bullismo e Cyberbullismo. Per tale motivo si è scelto di adottare uno stile più pratico, in modo da fornire ai docenti soprattutto strumenti di lavoro e di immediata utilità.

La prima parte della guida affronta in modo sintetico gli aspetti principali del Bullismo e Cyberbullismo delineando quali sono le forme più diffuse e i diversi ruoli che caratterizzano il fenomeno. Nel terzo capitolo saranno presenti alcuni casi di studio tratti dai materiali disponibili presso i Centri di Ascolto di Telefono Azzurro.

Anche se ogni caso si caratterizza per la sua unicità e irripetibilità, trasformato in storia diventa un esempio che può essere condiviso e generalizzato da tutti. Non coincide con la storia narrata né con i suoi protagonisti, bensì si tratta di una nuova storia, creata dall’educatore per evidenziare una problematica e una storia vissuta, e costruire intorno ad essa un sapere, condivisibile con altri soggetti che si identificano nell’oggetto dello studio, finalizzato a produrre riflessioni ed orientare l’agire nel futuro.

Nel capitolo 4 vengono fornite, sotto forma di decalogo, le linee guida dedicate ai docenti da seguire per riconoscere il fenomeno ed intervenire. Mentre a seguire si tratteranno gli aspetti informatico-giuridici, inclusi gli aggiornamenti della nuova normativi 71/2017.

Nella seconda parte della guida sono presentate in dettaglio tutte le attività da condurre durante i laboratori. Un’attenzione particolare è dedicata al programma di prevenzione “Peer Education” in cui gli studenti stessi sono messi in primo piano diventando duplici protagonisti delle attività, sia nel ruolo di fruitori che in quello di formatori. A seguire alcuni dettagli sulle scelte metodologiche adottate, buona lettura e buon lavoro!

Allegati

I vademecum contro violenza e bullismo

La violenza e gli abusi hanno diversi volti, e colpiscono migliaia di bambini e adolescenti.

“Non stiamo zitti” è la campagna di Telefono Azzurro per rompere il silenzio che nasconde queste drammatiche situazioni, a partire dal bullismo, una violenza tra coetanei dalle drammatiche conseguenze.

 

secondowelfare

“Bullyctionary”: insieme contro il bullismo, dalla A alla Z

“Bullyctionary” è una iniziativa nata da una nuova collaborazione tra Generali Italia e Informatici Senza Frontiere Onlus (ISF) che già nel 2015 avevano lavorato insieme al progetto di volontariato d’impresa: “Minori e la rete”.

Generali Italia, compagnia assicurativa del Gruppo Generali, è costantemente impegnata ad avere un ruolo attivo volto a migliorare la vita delle persone, dentro e fuori la propria azienda, e a creare un impatto positivo sulle comunità e sul territorio (ne è un concreto esempio l’iniziativa Welfare Index PMI).

Informatici Senza Frontiere Onlus è una realtà nata nel 2005 con l’intento di promuovere il rispetto della dignità umana e la solidarietà attraverso un uso intelligente e sostenibile della tecnologia. I soci mettono a disposizione le proprie competenze e passioni per realizzare progetti senza scopo di lucro, in Italia e all’estero, in cui le competenze nelle tecnologie informatiche e nelle comunicazioni possano contribuire al superamento di realtà discriminatorie ed emarginanti.

Questi interlocutori hanno unito il loro impegno presentando “Bullyctionary”: il primo dizionario online scritto con i ragazzi che raccoglie e monitora le parole più utilizzate dai bulli in rete. Il progetto risponde proprio all’emergenza crescente del cyberbullismo. In rete – più che nell’interazione personale – le parole vengono usate spesso con leggerezza, dimenticando il peso e le conseguenze che possono avere nella vita reale delle persone. I destinatari dell’iniziativa sono principalmente i giovani tra i 10 e i 14 anni, una fascia d’età considerata particolarmente a rischio, e le loro famiglie, che non sempre sono informate in maniera adeguata rispetto al fenomeno.

dati Ipsos per Save the Children – riportati all’interno del sito di Bullyctionary – parlano chiaro: il 72% dei ragazzi intervistati riconosce il cyberbullismo come un evento tangibile; il 5% considera gli episodi di bullismo un’esperienza regolare e consueta; l’80% riconosce la scuola come ambiente in cui avvengono con più frequenza, mentre il 61% dei casi di bullismo avvengono sui social network. Questo genera conseguenze preoccupanti nei giovani: tra le vittime il 65% perde la voglia di socializzare e nel 38% dei casi viene compromesso il rendimento scolastico.

“Bullyctionary” intende sensibilizzare sul tema anche raccogliendo storie ed esperienze realmente accadute che possono aiutare a utilizzare la rete in modo consapevole e responsabile. Il progetto prevede anche incontri promossi nelle Agenzie di Generali in tutta Italia rivolti alle famiglie per informare, sensibilizzare ed educare sul fenomeno del cyberbullismo, grazie al team di esperti – composto da informatici ISF e psicologi – che faciliteranno la corretta lettura dei temi legati al bullismo e delle dinamiche del mondo dei ragazzi.

Bullyctionary” è un progetto aperto e collaborativo a cui tutti possono aderire candidando una o più parole sul sito e partecipando agli incontri sul territorio.

Fonte: www.secondowelfare.it

Il bullismo raccontato da una vittima

La scorsa settimana una giovane mamma ha deciso di raccontare l’esperienza di bullismo subita da suo figlio, testimonianza che ha riscosso particolare attenzione.

A seguito dell’articolo ho ricevuto molti messaggi da parte di altre mamme, una ad una stanno uscendo dall’ombra dell’impotenza che purtroppo questo fenomeno crea.

«Pronto, la signora X?»

«Mamma non c’è, ma posso raccontare io… sono io la vittima di bullismo».

Inizia così la nostra chiacchierata, lui è un giovane ragazzo di Torvaianica e con lucidità eviscera ogni emozione. Violenza verbale seguita da cyberbullismo, depressione e solitudine da cui un gesto estremo: «ho tentato il suicidio».

Anche oggi le analisi psicologiche non servono.

L’intervista

D: Quando sei andato in quella scuola avevi degli amici che ti portavi dietro?

R: Si, uno solo.

D: Ha avuto anche il tuo amico problemi?

R: Si, l’anno dopo.

D: Cosa è successo a te?

R: Il primo giorno di scuola tutto normale, con tutti i compagni ci siamo salutati e conosciuti. Dal secondo giorno iniziano le prese in giro da quattro ragazzi. Io dopo due mesi mi sono arrabbiato e ho risposto.

D: Succedeva durante la ricreazione o durante le lezioni?

R: Anche durante le ore di lezione, lo facevano quando i professori andavano al bagno o si allontanavano. Gli dicevo: «che cosa volete? io non vi ho fatto niente». e loro rispondevano: «perché ci va di prenderti in giro». Io ci sono rimasto male e da lì è iniziato un lungo cammino… io lo chiamo cosi, un lungo cammino di depressione.

D: Non siete mai arrivati alle mani?

R: No, mi hanno minacciato. Io correvo verso il bus fuori scuola per sfuggirgli.

D: Che cosa hai fatto, l’hai detto subito a casa? L’hai detto a qualcuno?

R: No, non ho voluto dire nulla perché mia madre era incinta e non volevo darle preoccupazioni.

D: Quindi ti chiudi per tutto l’anno e subisci… Chi ti ha aiutato?

R: Ci sono state due ragazze ad aiutarmi. Poi mi sono davvero chiuso e non parlavo più con nessuno, mi vestivo sempre di nero ero letteralmente affondato.

D: Continuavi ad andare a scuola o inventavi scuse?

R: Ci andavo volentieri per queste mie due amiche che mi facevano ritornare il sorriso. Poi hanno iniziato persino su WhatsApp e su Instagram. Io avevo chiesto di non mettermi nel gruppo di classe, loro hanno preso il mio numero e hanno iniziato anche lì. Avevo instagram e ho postato una foto, loro venivano a commentare sotto.

D: Cos’hai fatto?

R: Dopo qualche settimana ho fatto questa cosa… ho tentato di suicidarmi. Ho preso un laccio e me lo sono legato al collo, basta. Delle mie amiche hanno sentito qualcuno che si sentiva male e hanno chiamato i professori.

D: È successo a scuola quindi?

R: Si…

D: E i professori che hanno fatto?

R: Mi hanno detto di parlare con loro, e io ho iniziato a parlare. Loro hanno messo una nota ed hanno abbassato il voto in condotta di un punto. Anche il preside mi ha dato ragione ma poi è come non fosse successo niente.

D: Hai cambiato scuola?

R: No, ho finito l’anno. L’ultimo mese è stato il più bello della mia vita perché loro non mi prendevano più in giro. Poi per motivi di trasferimento ho cambiato scuola.

D: Adesso come va nella nuova scuola?

R: Va meglio anche se ho dovuto combattere per inserirmi.

D: In quel periodo riuscivi a studiare?

R: No, ero in depressione e mi hanno abbassato i voti.

D: Hai amici fuori dal contesto scolastico?

R: Sono un po’ timido…

D: Come mai nessuno ha deciso di andare dai carabinieri?

R: Non mi andava di creargli dei problemi, sono pure loro giovani.

D: Cosa vorresti che scrivessi?

R: Il bullismo è una ferita nell’orgoglio. Bisogna uscire più forti, reagire con moderazione e dirlo ai professori, ai genitori, a chiunque.

La mamma

Dopo aver salutato questo piccolo uomo parlo con sua mamma, e le faccio i complimenti per l’educazione, la sensibilità, la dolcezza e il coraggio di suo figlio.

D: Tu vorresti aggiungere qualcosa?

La cosa che mi ha fatto incavolare che quando sono andata a parlare con i professori era già una settimana che era passato quel giorno, in una settimana i professori mi hanno detto che l’ha fatto due volte, quel gesto. «E adesso me lo dite?».

I professori non aiutano.

Chiamando le mamme alla fine è stata definita come ragazzinata questa cosa e che era colpa anche di mio figlio.

D: Quali colpe ha tuo figlio?

R: Che è grosso, che veste male. Ho detto a mio figlio «difenditi», io sto sempre in ansia quando va a scuola.

D: A scuola ci sono controlli?

R: No, assolutamente. La scuola dovrebbe fare più controlli, io penso questo.

D: Come nel caso dell’altro ragazzo hanno visto tuo figlio più fragile?

R: Certo sì, loro da soli non sono niente: i bulli si fanno forti insieme. Da soli sono pecorelle. Se tornassi indietro una bella denuncia alla scuola. Mio figlio ha scritto un tema a una professoressa chiedendo aiuto e non gli è stato dato, io ho conservato quel tema.

D: Ora come sta tuo figlio?

R: Sta meglio, si è svegliato. Sono stata richiamata dai professori «suo figlio ha menato», e non è stato mandato al campo scuola per punizione.

Mio figlio mi ha detto: «mamma io non so più quello che devo fare».

Privacy

Nomi e luoghi non possono essere resi noti secondo codice deontologico.

Se volete raccontarmi le vostre storie per sciogliere insieme qualche nodo disfunzionale, scrivete all’indirizzo: psicologia@ilcorrieredellacitta.it

Vi aspetto.

Dott.ssa Sabrina Rodogno

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