Cyberbullismo: 10 regole facili per difendersi
l decalogo della Polizia Postale per non finire nella trappola dei cyberbulli o di malintenzionati:
1) Ricorda che un’immagine condivisa in un social entra definitivamente nel Web e che non sarà possibile controllarne mai più la diffusione. Potrebbe essere utilizzata in siti che non conosci o che non ti piacciono. Anche se tu non vuoi.
2) Ricorda che molte delle informazioni che posti nella bacheca del tuo profilo consentono di ricostruire la tua identità, le tue abitudini, i tuoi gusti: sei sicuro di volere che così tante persone (magari anche i tuoi insegnanti o i tuoi futuri datori di lavoro) sappiano così tante cose di te?
3) Creare profili con nomi equivoci o postare messaggi allusivi a una disponibilità sentimentale potrebbe richiamare l’attenzione dei malintenzionati della Rete. Evita di proporti in un ruolo non adatto alla tua età o ai tuoi reali desideri per non essere contattato da sconosciuti con proposte imbarazzanti o richieste oscene.
4) Il comportamento in Rete è disciplinato da regole, la cosiddetta “netiquette”, ma soprattutto da leggi che definiscono chiaramente cosa costituisce reato e cosa no. Evita di creare gruppi o di postare immagini che inneggiano a comportamenti indesiderabili e che danneggiano l’immagine e la credibilità delle persone.
5) Tieni segreta le password di accesso ai tuoi profili sui social: compagni di classe e conoscenti potrebbero utilizzarla per sostituirti e commettere azioni scorrette a tuo nome o per diffondere informazioni riservate. E non cercare di ottenere la password di altri utenti, seppur animato dalle più innocenti intenzioni, poiché questo costituisce reato e ti espone al rischio di accuse molto serie.
6) Imposta il tuo profilo in modo da consentirne la visibilità solo agli amici che avrai autorizzato: in questo modo selezionerai direttamente chi accede alla tua pagina e ti garantirai di essere contattato solo da persone conosciute e affidabili.
7) Non aprire gli allegati delle e-mail provenienti da sconosciuti e verificate prima il nome dei mittenti e l’oggetto. Possono essere stati spediti da una macchina infettata senza che l’utilizzatore ne sia a conoscenza.
8) Nelle chat con sconosciuti, nei forum, nei blog o nei giochi di ruolo non dare mai senza il permesso dei genitori informazioni personali come cognome, età, indirizzo, numero di telefono del cellulare o di casa, scuola frequentata. E prima di inserire i tuoi dati personali su Internet controlla che siano presenti i segni che indicano la sicurezza della pagina: la scritta “http” nell’indirizzo e il simbolo del lucchetto.
9) Non incontrare mai persone conosciute su Internet senza avvertire i tuoi genitori. Se proprio vuoi farlo, prendi appuntamento in luoghi affollati e porta con te almeno due amici.
10) Se leggi o vedi qualcosa su Internet che ti fa sentire a disagio o ti spaventa, parlane subito con i tuoi genitori o con gli insegnanti. Se qualcuno che ti sembrava simpatico comincia a scrivere cose strane in chat o manda e-mail che non ti piacciono, bloccalo e parlane subito con i tuoi genitori.
Non stiamo zitti
Conoscere e Prevenire il Bullismo
Questa guida viene realizzata nell’ambito del Progetto “NON STIAMO ZITTI” di cui al Piano Nazionale per la Prevenzione del Bullismo e cyber bullismo ai sensi dell’Art. 11 DM 663 del 01/09/2106, presentato al MIUR dall’Istituto Comprensivo 7 “L. Orsini” di Imola e realizzato in collaborazione con SOS Il Telefono Azzurro ONLUS.
Il Telefono Azzurro ha una lunga serie di collaborazioni con il mondo della scuola e nel 2005 ha ottenuto l’accreditamento quale Ente di formazione riconosciuto dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Da questa trentennale esperienza e dalla collaborazione con l’Istituto Comprensivo 7 “L. Orsini” di Imola nasce il manuale Non Stiamo Zitti.
L’obiettivo principale di questo lavoro è fornire ai docenti un manuale operativo, un insieme di linee guida che li aiuti nella realizzazione di attività laboratoriali dedicate alla sensibilizzazione e prevenzione del fenomeno del Bullismo e Cyberbullismo. Per tale motivo si è scelto di adottare uno stile più pratico, in modo da fornire ai docenti soprattutto strumenti di lavoro e di immediata utilità.
La prima parte della guida affronta in modo sintetico gli aspetti principali del Bullismo e Cyberbullismo delineando quali sono le forme più diffuse e i diversi ruoli che caratterizzano il fenomeno. Nel terzo capitolo saranno presenti alcuni casi di studio tratti dai materiali disponibili presso i Centri di Ascolto di Telefono Azzurro.
Anche se ogni caso si caratterizza per la sua unicità e irripetibilità, trasformato in storia diventa un esempio che può essere condiviso e generalizzato da tutti. Non coincide con la storia narrata né con i suoi protagonisti, bensì si tratta di una nuova storia, creata dall’educatore per evidenziare una problematica e una storia vissuta, e costruire intorno ad essa un sapere, condivisibile con altri soggetti che si identificano nell’oggetto dello studio, finalizzato a produrre riflessioni ed orientare l’agire nel futuro.
Nel capitolo 4 vengono fornite, sotto forma di decalogo, le linee guida dedicate ai docenti da seguire per riconoscere il fenomeno ed intervenire. Mentre a seguire si tratteranno gli aspetti informatico-giuridici, inclusi gli aggiornamenti della nuova normativi 71/2017.
Nella seconda parte della guida sono presentate in dettaglio tutte le attività da condurre durante i laboratori. Un’attenzione particolare è dedicata al programma di prevenzione “Peer Education” in cui gli studenti stessi sono messi in primo piano diventando duplici protagonisti delle attività, sia nel ruolo di fruitori che in quello di formatori. A seguire alcuni dettagli sulle scelte metodologiche adottate, buona lettura e buon lavoro!
Allegati
- Handbook Non Stiamo Zitti (7 MB)
I vademecum contro violenza e bullismo
La violenza e gli abusi hanno diversi volti, e colpiscono migliaia di bambini e adolescenti.
“Non stiamo zitti” è la campagna di Telefono Azzurro per rompere il silenzio che nasconde queste drammatiche situazioni, a partire dal bullismo, una violenza tra coetanei dalle drammatiche conseguenze.
Allegati
- BULLISMO CHE FARE_RAGAZZI (234 kB)
- BULLISMO CHE FARE_GENITORI (238 kB)
- GUIDA VIOLENZA (740 kB)
Buone pratiche contro il bullismo – Guida europea
Il fenomeno del bullismo sta diventando sempre più diffuso e acuto, sia in relazione all‟età che alla diversità di forme assunte. Per questa ragioneesso ha raccolto l‟interesse di numerose organizzazione operanti nel campo della protezione dei minori, nonché degli organi decisionali delle politiche ufficialidell‟Unione Europea.
Nell‟ultimo periodo sono stati o vengono messi in atto progetti finanziati dall‟Unione Europea sotto il programma Daphne III. Nella cornice di questi progetti sono state svolte ricerche significative, che hanno rivelato diversi aspetti del fenomeno. Allo stesso tempo, sono state create le migliori pratiche per affrontarlo. Tuttavia, tutte queste azioni rimangono separate l‟una dall‟altra, con conseguenti limiti di efficienza e mancanza di una strategia centrale per affrontare il fenomeno a livello europeo.
Obiettivo globale del progetto:
Elaborare, valutare e usare i risultati e le migliori pratiche degli interventi in corso contro il bullismo, al fine di sviluppare una strategia europea comune che verrà realizzata mediante l‟istituzione di una Rete europea antibullismo.
Il progetto mira ad aumentare l‟efficienza delle politiche e delle attività dell‟Unione Europea, nel quadro del programma “Justice”, che verrà realizzato nel periodo successivo, oltre che estendere gli adempimenti europei mediante la realizzazione di politiche comuni rilevanti.
Allegati
- ean-pb-web (2 MB)
Cellulare sequestrato in classe? Il Docente rischia la denuncia
L’uso del cellulare in classe è stato vietato dalla circolare n°30 del marzo del 15 marzo del 2007, ma gli insegnanti non sono autorizzati a sequestrare il dispositivo, anche se l’alunno in quel momento non sta rispettando le regole.
Il divieto di usare il cellulare in classe è fissato da diversi criteri ministeriali e questo non legittima il docente a sequestrare il dispositivo al proprio studente.
Sarebbe legittima invece un’eventuale sanzione prevista dal regolamento scolastico, come una punizione da dare allo studente distratto, “una sanzione” che si ridurrebbe a delle giornate di volontariato o di pulizia degli ambienti scolatici.
Il MIUR rende noto che qualsiasi circolare scolastica, non è una fonte di legge che può andare in contrasto con le norme giuridiche esistenti ma solo un atto ministeriale.
Quindi il sequestro del cellulare, specialmente per gli studenti maggiorenni, costituisce una forma di sequestro improprio che “non può essere esercitato dal docente” e dal momento che la normativa italiana prevede che il sequestro può essere disposto solamente dall’autorità giudiziaria, il docente non è legittimato al ritiro del cellulare, anche nel caso in cui lo studente lo stia utilizzando durante la lezione.
Cyberbullismo scolastico: suggerimenti e buone pratiche
l fenomeno del bullismo digitale non si può più ignorare, soprattutto perchè si accompagna a fenomeni di bullismo nella vita reale che ci sono sempre stati e resistono, nonostante la loro più facile identificazione e prevenzione. Il bullismo sociale espresso a scuola non è molto diverso da quello verbale e fisico espresso altrove, oggi sempre più spesso online e negli spazi sociali del muro delle facce o di Instagram e WhatsApp. Il che fare rimane il problema principale, oggi anche complicato dalle nuove forme che il bullismo assume online e nelle vite digitali di molti ragazzi e ragazze.
Anche se il bullismo nella vita fattuale non è certamente scomparso, oggi tutta l’attenzione è rivolta alle sue manifestazioni digitali, lontano dagli occhi di insegnanti, familiari e adulti. E’ una lontananza che favorisce l’attività, la confidenza nell’impunità, la ferocia dei bulli e il loro organizzarsi in gruppi o bande, rendendo al tempo stesso più deboli le loro vittime.
Il bullismo digitale a scuola è un fenomeno ora sotto il radar di quasi tutte le scuole e di dirigenti scolastici e insegnanti alla ricerca costante di strumenti per prevenire e gestire il fenomeno nelle loro scuole e in collaborazione con i genitori. In alcuni paesi gli insegnanti sono stati affiancati e sono aiutati da interventi statali e leggi e normative scolastiche utili come strumenti di dissuasione e prevenzione ma pur sempre insufficienti ad arginare il fenomeno.
Rivolgersi alla polizia o alle autorità può rappresentare in alcuni casi, soprattutto quelli più gravi, la soluzione ideale ma prima di arrivare a questa scelta è possibile intervenire in molti altri modi con l’obiettivo di creare una cultura scolastica consapevole del fenomeno del cyberbullismo e meglio attrezzata per contrastarlo, una cultura che punti alla inclusione e alla sicurezza per minimizzare qualsiasi forma di cyberbullismo in classe, a scuola e fuori.
Tra le varie buone pratiche da adottare e sperimentare alcune sono, nella loro semplicità e facilità, alla portata di tutti e valide da suggerire ad altri, anche attraverso il passaparola a voce e la condivisione online.
Stare allerta sempre e monitorare quello che succede online!
Una prima buona pratica è il monitoraggio dell’uso dei media sociali in classe e a scuola che si traducono in comportamenti di bullismo digitale. Il monitoraggio può essere complicato dal limitato tempo a disposizione o per la mancanza di informazioni su come farlo, o ancora per mancanza di risorse adeguate a scuola. Non sarà mai possibile riuscire a tenere sotto controllo le attività online degli studenti ma l’importanza del monitoraggio è reso evidente dal fatto che numerose indagini rivelano come circa il 75% delle azioni di bullismo scolastico è oggi legato alle attività online e all’uso dei media sociali. Anche se non è possibile monitorare tutti i profili degli studenti, lo sforzo deve essere diretto a individuare commenti, immagini, post, e altri contenuti collegabili a comportamenti di bullismo per poi intervenire rapidamente. In alcune scuole il monitoraggio è centralizzato e reso possibile da implementazioni di software ad hoc, anche se non sempre utilizzabile per i vincoli alla privacy.
Informare sempre gli studenti delle azioni intraprese a scuola contro il cyberbullismo
Gli studenti devono sapere che sono monitorati e che a essere sotto osservazione sono soprattutto i comportamenti di bullismo. Devono anche sapere che i loro comportamenti non sono liberi da conseguenze ma passibili anche di punizioni severe. Meglio che si loro comunicato in modo chiaro che alcuni comportamenti non sono ammessi nella scuola alla quale sono iscritti e che eventuali violazioni saranno punite severamente. Anche se poi le azioni punitive non saranno esercitate, gli studenti devono percepire fortemente che lo saranno. Il messaggio deve essere comunicato in modo chiaro all’inizio di ogni anno, dal dirigente scolastico nelle assemblee scolastiche e da ogni singolo/a insegnante in classe. Vanno illustrate anche le procedure predisposte per la segnalazione dei casi di bullismo, la loro gestione e le azioni che verranno intraprese. Le stesse informazioni devono essere comunicate e condivise con i genitori, sia attraverso comunicazioni scritte sia verbalmente durante incontri, anche appositi, a scuola. Non si eviteranno i casi di bullismo ma, nel caso si presentassero, essendo informati tutti sapranno meglio come muoversi e agire.
Formare e formarsi sul fenomeno apprendendo le buone partiche che servono
Un ruolo fondamentale lo giocano (lo devono giocare) i dirigenti scolastici, sia quelli che hanno già maturato una sensibilità al problema e a maggior ragione quelli che non ne hanno ancora sviluppata una. E’ loro responsabilità fare in modo che il fenomeno del bullismo scolastico sia più facilmente riconoscibile e prevenibile. Affinchè ciò avvenga tutti gli insegnanti, dirigenti compresi, devono essere formati in modo da poter riconoscere per tempo ogni atto di bullismo e le sue vittime. La formazione deve mirare a dare loro gli strumenti adeguati per far emergere dall’invisibilità le vittime che, per vergogna, timidezza o paura, dopo aver subito un atto di bullismo si sono rintanate in un angolo d’ombra per non essere individuate e rimanere nascoste. Saper riconoscere le attitudini e i comportamenti (reticenze nel parlare, fuga dalle attività di gruppo, cambi improvvisi di amicizie o frequentazioni di gruppo, ecc.) delle vittime di bullismo non è una dote naturale di cui tutti sono dotati. Gli insegnanti devono essere formati per allenare la loro capacità a cogliere i sottili segni che evidenziano un’azione di bullismo in atto, a rompere il ghiaccio sull’argomento con la vittima identificata, a parlarne e stabilire un rapporto tale da poter fornire un aiuto concreto alla vittima per superare il trauma o il dramma che sta vivendo. La formazione non può essere estemporanea ma continua, aggiornata e perseverante nel tempo oltre a essere focalizzata anche sulle forme di bullsimo che possono accadere al di fuori della scuola.
Favorire, coltivare e sostenere l’empatia dei ragazzi nella loro vita di gruppo
Un’altra buona pratica per prevenire e curare il cyberbullismo digitale è coltivare l’empatia di gruppo e la solidarietà dei ragazzi tra di loro. E’ una buona pratica che punta sugli studenti come una risorsa per curare il cyberbullismo ma anche per contrastare la tendenza dei ragazzi a fare gruppo anche nelle azioni di bullismo. Puntare a usare questo tipo di risorsa obbliga a parlare apertamente ai ragazzi invitandoli a denunciare o segnalare i casi di bullismo di cui sono vittima o sono a conoscenza e a sostenere il loro intervento online a sostegno delle vittime ma soprattutto per contrastare e bloccare sul nascere altre azioni dei cyberbulli. Un commento negativo rivolto al bollo, esposto nelle stesse pagine Web nelle quali l’azione di bullismo è stata esercitata, può comunicare alla vittima di non essere sola e di poter fare affidamento su qualcuno per difendersi o resistere all’azione di bullismo di cui è vittima.
Parlare, comunicare e formare i genitori sul fenomeno del cyberbullismo
Infine è buona pratica, nel rilevare una qualsiasi azione di cyberbullismo a scuola, informare sempre i genitori degli studenti e coinvolgerli nelle azioni che servono per bloccare i cyberbulli ma soprattutto per aiutare le vittime a superare i traumi subiti. I genitori devono essere coinvolti immediatamente e fin dall’inizio in modo che possano intervenire rapidamente, ad esempio chiudendo account di Facebook o altri social network per impedire che l’azione di bullismo continui o tragga alimento dall’essere sempre visibile in Rete. Comunicare l’azione di bullismo ai genitori dei cyberbulli è altrettanto urgente e importante. Molti genitori non saranno propensi ad accettare come vera la notizia e cercheranno di rifiutare che a essere coinvolti siano proprio i loro figli. E’ soprattutto in questi casi che l’insegnante può far valere la sua professionalità e capacità educativa per suggerire ai genitori cosa fare nell’aiutare i loro ragazzi, autori forse inconsapevoli di azioni di cyberbullismo capaci di fare notevoli danni su altri ragazzi della loro età. La formazione dei genitori non deve essere necessariamente collegata a fatti di bullismo già avvenuti ma attivata in modo preventivo per dotare i genitori degli strumenti conoscitivi più adatti per aiutare, comunicare e interagire con i loro figli. Tutto ciò deve essere fatto nella convinzione che il fenomeno del cyberbullismo non è facilmente arrestabile e l’unico modo per riuscirci è uscire dalla passività per agire e intervenire ma soprattutto per educare studenti, genitori e insegnanti alle buone pratiche che possono bloccarlo e sconfiggerlo all’interno di ogni scuola.
Fonte: solotablet.it