Con il termine cyberbullismo (“bullismo elettronico”o“bullismo in internet”) si intende una forma di prevaricazione mirata a danneggiare una persona o un gruppo, ripetuta e attuata attraverso l’utilizzo delle Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione (TIC).
Gli studiosi italiani condividono la definizione internazionale che vede il bullismo come un’oppressione, psicologica o fisica, reiterata nel tempo, perpetuata da una persona o da un gruppo di persone“più potenti”nei confronti di un’altra persona percepita come“più debole”.
Le caratteristiche di questa condotta sono: l’intenzionalità, la persistenza nel tempo, l’asimmetria di potere e la natura sociale del fenomeno.
È inoltre importante considerare, al fine di una immediata differenziazione di questo comportamento da altri:
- l’età – il bullismo è una forma di prevaricazione tra coetanei (bambini/e e adolescenti) che va differenziato da fenomeni di altro tipo che vedono, ad esempio, coinvolte tra di loro persone adulte o persone adulte con minorenni;
- il contesto: il bullismo nasce e si sviluppa prevalentemente nel contesto scolastico;
- altri fenomeni come, ad esempio, la devianza giovanile in quanto espressione di varie tipologie di condotte che presuppongono, a differenza del bullismo, la commissione di un reato (a tal fine, è importante considerare anche l’età di chi commette questa azione ricordando che il nostro c.p. prevede che una persona possa essere considerata imputata a partire dai 14 anni).
Per fare alcuni esempi: un/a bambino/a o adolescente subisce delle prepotenze quando un altro/a bambino/a o adolescente o un gruppo di bambini/adolescenti gli/le dicono cose cattive e spiacevoli, lo/la provocano con colpi, pugni, calci o minacce, lo/la rinchiudono in una stanza, gli inviano messaggi con offese e parolacce, quando viene isolato/a e nessuno gli rivolge la parola, etc.
Non si tratta invece di bullismo quando due ragazzi/e, all’incirca della stessa forza, litigano tra loro o fanno la lotta.
Nello scenario virtuale, azioni di bullismo reale possono essere fotografate o videoriprese, pubblicate e diffuse sul web (social network, siti di foto-video sharing, email, blog, forum, chat, ecc.) trasformandosi in vere e proprie azioni di prepotenza informatica, di persecu- zione, di molestia e calunnia.
Le azioni aggressive possono esplicitarsi anche solo attraverso l’utilizzo diretto delle tec- nologie: la diffusione, ad esempio, di foto private all’insaputa della vittima designata, l’invio ripetuto di messaggi offensivi e denigratori, la costruzione di profili “fake” con lo stesso obiettivo, ecc.
- Si tratta di azioni aggressive che possono ledere fortemente il benessere psico-fisico di chi le subisce.
- Il cyberbullismo, come il bullismo tradizionale, è considerato un fenomeno di natura socio-relazionale che prevede un’asimmetria della relazione tra coetanei, ma si differenzia però per diversi elementi.
- Le caratteristiche distintive del cyberbullismo sono:
l’anonimato reso possibile, ad esempio, attraverso l’utilizzo di uno pseudonimo; - l’assenza di relazione e di contatto diretto tra bullo e vittima. Nel bullo può contribuire a diminuire il livello di consapevolezza del danno arrecato e, d’altra parte, nella vittima, può rendere ancora più difficile sottrarsi alla prepotenza;
- l’assenza di limiti spazio-temporali (motivo per cui l’elemento della “persistenza del tempo”che caratterizza il bullismo tradizionale assume qui valore e significati differenti);
- il maggiore rischio di assumere delle convinzioni socio-cognitive come il “disimpegno morale”: le caratteristiche di anonimato e di difficile reperibilità, possono indurre più facilmente il bullo (ma anche gli spettatori) ad una giustificazione della condotta.
- Dalla ricerca “I ragazzi e il cyberbullismo” di Ipsos per Save the Children (2013) emerge che i Social Network sono la modalità d’attacco preferita dal cyberbullo (61%), che di solito colpisce la vittima attraverso la diffusione di foto e immagini denigratorie (59%) o tramite la creazione di gruppi“contro”(57%). Dalla rilevazione emerge anche che 4 minori su 10 sono stati testimoni di atti di bullismo online verso coetanei, percepiti “diversi”per aspetto fisico (67%) per orientamento sessuale (56%) o perché stranieri (43%). I 2/3 dei minori italiani ri- conoscono nel cyberbullismo la principale minaccia che aleggia sui banchi di scuola, nella propria camera, nel campo di calcio, di giorno come di notte.
Si possono distinguere otto tipologie di cyberbullismo, differenti per la modalità attraverso la quale si manifestano e lo “spazio”o contesto virtuale in cui si inseriscono:
- flaming: l’invio di messaggi online violenti e/o volgari mirati a suscitare scontri verbali;
- harassment: l’invio ripetuto di messaggi insultanti con l’obiettivo di ferire qualcuno;
- denigration: il parlar male di qualcuno per danneggiare la sua reputazione, via e-mail, messaggistica istantanea, etc.;
- impersonation: la sostituzione di persona, il farsi passare per un’altra persona e inviare messaggi o pubblicare testi reprensibili;
- exposure: la pubblicazione on line di informazioni private e/o imbarazzanti su un’altra persona;
- trickery: l’inganno, ovvero ottenere la fiducia di qualcuno per poi pubblicare o condividere con altri le informazioni confidate;
- exclusion: escludere deliberatamente una persona da un gruppo, per ferirla;
- cyberstalking: ripetute e minacciose molestie e denigrazioni.
La ricerca condotta su 2.419 adolescenti dall’Osservatorio Open Eyes – di cui fanno parte oltre al MIUR anche l’associazione Chiama Milano, l’Istituto Niccolò Machiavelli, il Dipartimento di Psicologia dell’Università di Napoli – arriva a stilare una classifica delle persecuzioni online:
- Flaming: messaggi violenti o volgari (commesso dal 17,8% dei maschi e l’8,7% delle femmine).
- Denigrazione e danneggiamento della reputazione (10,2% dei ragazzi e 6,9% delle ragazze).
- Furto di identità, ovvero la creazione di un profilo fittizio (6,2% degli studenti e 4,1% delle studentesse).
- Isolamento relazionale: l’8,4% dei cyberbulli (3,8% delle cyberbulle) pratica, invece, l’esclusione della vittima dai gruppi di amici.
Sebbene la prevalenza di cyberbullismo nei diversi paesi sia molto diversificata, con range che vanno dal 6% al 18% di vittime di cyberbullismo tra i bambini e adolescenti utilizzatori di internet (cfr Livingstone et al., 2011), le ricerche europee mostrano come il cyberbullismo sia ormai più comune del bullismo faccia-a-faccia.
Infatti, se nel 2010 il 16 % dei bambini e adolescenti riportava di essere stato vittima di bullismo, l’8% di cyberbullismo via internet e il 5% di cyberbullismo via sms, nel 2013 la stima si è ribaltata: le vittime di bullismo sono state il 9%, mentre quelle di cyberbullismo il 12% (cfr Livingstone et al., 2014).
Dal 1 ottobre 2014 al 1 dicembre 2015 Telefono Azzurro ha offerto ascolto e consulenza per diverse situazioni di cyberbullismo (in diverse forme: prevaricazioni online, sexting, violazione della privacy online, crimini online e segnalazioni di siti).
Il servizio nazionale di ascolto di Telefono Azzurro ha quindi gestito 86 nuovi casi, offrendo in totale aiuto e supporto attraverso 166 consulenze per questa tematica (tra nuovi casi e consulenze successive), che rappresentano il 3,7% delle consulenze totali offerte nell’arco di tempo considerato.
La maggior parte delle richieste di aiuto (73,2%) sono giunte alla linea gratuita 1.96.96, mentre nel 26,8% dei casi la richiesta di aiuto è arrivata tramite il servizio di consulenza online.
Le richieste di aiuto che arrivano alle Linee di Ascolto riguardino sia maschi che femmine, con una determinante prevalenza per le femmine rispetto ai maschi (65% vs. 35%).
Organizzando l’età in classi si rileva la prevalenza della fascia 11-14 anni (55,2%), seguita dalla fascia 15- 18 (40,2%) ed infine da quella 0-10 anni (4,6%). E’ evidente quindi come il fenomeno del cyberbullismo riguardi, in percentuali significative, soggetti al di sotto dei 14 anni.
Complessivamente emerge che il responsabile degli episodi di cyberbullismo riferiti alle Linee di Ascolto fa parte della cerchia delle persone conosciute dal bambino/adolescente.
Si tratta infatti di un amico o un conoscente nell’82,4% dei casi.
Il fenomeno del cyberbullismo è ben conosciuto dai ragazzi italiani. Secondo una ricerca di Telefono Azzurro e Doxa Kids (2014), l’80,3% ne ha sentito parlare e 2 ragazzi su 3 conoscono qualcuno che ne è stato vittima. Inoltre, 1 ragazzo su 10 dichiara di esserne stato vittima in prima persona (10,8% degli intervistati; il 9,1% dei ragazzi e il 12,6% delle ragazze).
In questo contesto, il 30,4% degli adolescenti ha postato online qualcosa di cui poi si è pentito.
Indicazioni operative
Una prima indicazione da tener presente per intervenire efficacemente in queste situazioni è capire se si tratta effettivamente di cyberbullismo o di altra tipologia di comportamenti disfunzionali.
Oltre al contesto, altri elementi utili ad effettuare questa valutazione sono le modalità in cui avvengono (alla presenza di un “pubblico”? Tra coetanei? In modo cronico e intenzionale? etc.) e l’età dei protagonisti. Si parla infatti di cyberbullismo solo se le persone coinvolte sono minorenni.
Una seconda indicazione operativa concerne una valutazione circa l’eventuale stato di disagio vissuto dalla/e persona/e minorenne/i coinvolte per cui potrebbe essere necessario rivolgersi ad un servizio deputato ad offrire un supporto psicologico e/o di mediazione.
Le strutture pubbliche a cui rivolgersi sono i servizi socio-sanitari del territorio di appartenenza (ad esempio: spazio adolescenti, se presente, del Consultorio Familiare, servizi di Neuropsichiatria Infantile, centri specializzati sulla valutazione o l’intervento sul bullismo o in generale sul disagio giovanile, i comportamenti a rischio in adolescenza, etc.).
Parallelamente, nel caso in cui si ipotizzi che ci si possa trovare di fronte ad una fattispecie di reato (come ad esempio il furto di identità o la persistenza di una condotta persecutoria che mette seriamente a rischio il benessere psicofisico del bambino/a o adolescente coinvolto/a in qualità di vittima) si potrà far riferimento agli uffici preposti delle Forze di Polizia per inoltrare la segnalazione o denuncia/querela e permettere alle autorità competenti l’approfondimento della situazione da un punto di vista investigativo.
E’ in tal senso possibile far riferimento a queste tipologie di uffici: Polizia di Stato – Compartimento di Polizia postale e delle Comunicazioni; Polizia di Stato – Questura o Commissariato di P.S. del territorio di competenza; Arma dei Carabinieri – Comando Provinciale o Stazione del territorio di competenza; Polizia di Stato – Commissariato on line (attraverso il portale http://www.commissariatodips.it).
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