Siti Pro-Suicidio

I siti pro-suicidio costituiscono dei luoghi nel cyber spazio (siti, blog, etc.) che giustificano il suicidio e scoraggiano l’uso di risorse supportive per chi soffre di problematiche psicopatologiche (anche proibendo l’ingresso nei forum di discussione a chi, ad esempio, cerca di fornire un aiuto o dare dei consigli utili per allontanare l’idea suicidaria).

Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (2014) il suicidio rappresenta la terza causa di morte – dopo incidenti stradali e Aids – in particolare tra le ragazze di età compresa tra i quindici e i diciannove anni.

Negli ultimi anni, per il mondo giovanile la Rete è diventata una delle principali fonti di scambio e di informazione: il facile accesso a newgroups, blogs, chat o, in generale, ad informazioni sulle tecniche e i metodi per suicidarsi, può costituire un rischio per alcuni adolescenti che magari già hanno alcune fragilità.

I siti pro-suicidio possono in tal senso promuovere, orientare o motivare una persona vulnerabile verso l’assunzione di condotte auto lesive e quindi costituire pericolo per la salute dei giovani stessi.

Uno studio presentato nel 2011 al XV Congresso Nazionale della Società Italiana di Psicopatologia mette in evidenza l’accessibilità e i contenuti che caratterizzano questi siti.

La prima fase della ricerca ha previsto l’inserimento di alcune parole chiave nei cinque motori di ricerca italiani più diffusi: “suicidio”, “metodi per il suicidio”, “metodi sicuri di suicidio”, “metodi efficaci per suicidarsi”, “come suicidarsi”, “come uccidersi”, “metodi facili per suicidarsi”, “suicidio senza sofferenza”, “suicidio senza paura”, “suicidio veloce”.

Sono stati presi in considerazione i primi dieci siti visualizzati, che sono stati successivamente inseriti in 14 categorie. Sono state analizzate circa 500 pagine web. A ciascun sito è stato attribuito un punteggio, da 1 a 10, che ne potesse identificare l’accessibilità. La maggior parte (51%) dei siti analizzati fornisce informazioni su come suicidarsi e promuove o incoraggia il suicidio. Una percentuale minore si occupa di prevenzione o la scoraggia esplicitamente (16,2%).

I risultati di questo studio evidenziano che esiste una mancanza di controllo sulla diffusione di informazioni online.

Attualmente in Italia non esiste una legge che limita la libertà di questo fenomeno, mentre i motori di ricerca dovrebbero intervenire per salvaguardare la vita dei soggetti in età evolutiva, dando la priorità ai siti che cercano di dissuadere le persone dall’intenzione di togliersi la vita.

Uno studio condotto in diversi paesi d’Europa (Livingstone et al., 2014), ha mostrato che il 29% degli 11-16enni è venuto a contatto con contenuti potenzialmente dannosi generati sul web da un altro utente, che nel 23% dei casi erano messaggi di odio e nel 17% contenuti che inneggiano al suicidio e ad atti autolesivi.

In base alla ricerca pubblicata da Telefono Azzurro e Doxa Kids, sono sempre più frequenti i casi di adolescenti che compiono atti autolesivi.

Un consistente 52,8% degli intervistati dichiara di conoscere qualcuno che si è fatto del male volontariamente.

È doveroso mettere in risalto l’uso che gli adolescenti fanno dei social network per esprimere la loro sofferenza e lanciare una richiesta di aiuto: a quasi 1 adolescente su 2 (46,6%) è capitato di leggere post online che gli/le hanno fatto pensare che chi li aveva scritti voleva farsi del male (Telefono Azzurro e Doxa Kids, 2014).

Questi dati appaiono ancora più significativi alla luce dei trend che riguardano i casi di autolesionismo e comportamenti suicidari nel nostro paese: una ricerca dell’Organization for Economic Cooperation and Development (OECD) ha mostrano che, se da una parte alcuni fenomeni sono meno comuni in Italia che in altri paesi europei (è il caso, ad esempio, del cyberbullismo, per il quale il nostro paese si colloca al penultimo posto in Europa), per altri – come i casi di autolesionismo un sensibile aumento è stato registrato negli ultimi anni (OECD, 2013).

Tra aprile e dicembre 2015 l’8% dei casi accolti dal Centro Nazionale di Ascolto 19696 riguarda segnalazioni per siti che incitano alla violenza contro se stessi. Il 25% dei 600 ra- gazzi intervistati da Telefono Azzurro e Doxakids (febbraio 2016) afferma che la possibilità di visitare siti che esaltano il suicidio è uno dei rischi maggiori che si possono incontrare navigando online (il dato aumenta al 28% per i giovani 14-15enni). Il 3% degli intervistati ammette di aver visitato siti che esaltano il suicidio; al 19% è capitato di leggere online dei post che hanno fatto pensare che chi li scriveva volesse farsi del male.


Indicazioni operative

Per la valutazione e gestione del rischio e/o il trattamento di problematiche legate alla messa in atto di presunte/possibili condotte suicidarie (tentativi di suicidio, etc.) o autoaggressive (autolesionismo) e/o di situazioni non specificate di disagio diffuso è opportuno rivolgersi alle strutture preposte per offrire il necessario sup- porto socio-sanitario.

Si dovrà in tal senso valutare, a seconda del livello di rischio, quale struttura contattare per affrontare il problema.

Nel caso di una situazione di emergenza si farà riferimento ai presidi di pronto soccorso (118) o alla Polizia Postale e delle Comunicazioni nel caso l’intento sia espresso attraverso i servizi messi a disposizione dalla Rete, soprattutto nel caso non sia possibile identificare chiaramente la persona minorenne (ad es. in un profilo di social network). Nelle restanti si potrà fare riferimento alle strutture pubbliche preposte per offrire una consultazione generica (studio del pediatra o del medico di base) o specifica (Consultorio Familiare, servizio di Neuropsichiatria Infantile o altra struttura specializzata, come ad esempio un centro per la prevenzione del suicidio).

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