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Stop bullismo

Cyberbullismo, come prevenirlo con l’intelligenza artificiale

Si chiama Creep, Cyberbulling Effect Prevention.
È il progetto che si propone di identificare e prevenire gli effetti del cyberbullismo sui giovani. L’aggressione sistematica e ripetuta sul web è infatti un fenomeno, purtroppo, in costante crescita. Nel 2016, un milione di teenager sono stati molestati e minacciati solo su Facebook. Secondo gli ultimi dati Istat, il 5,9% dei giovani fra gli 11 e i 17 anni è stato vittima di cyberbullismo per una o più volte al mese. La percentuale arriva addirittura al 22,3% se si prende in considerazione chi ha subito aggressioni qualche volta all’anno. Non solo. Bullismo e cyberbullismo risultano essere collegati: l’88% delle vittime di cyberbullismo è stato vittima del bullismo tradizionale, come raccontato ad esempio dalla serie televisiva americana Tredici.

L’emergenza è dimostrata anche dal fatto che questo ambito del settore salute ha registrato la crescita maggiore, dal 2010 a oggi, con un incremento del fatturato del 78% a livello mondiale, raggiungendo i 243 miliardi di dollari. “Il bullismo è una patologia delle relazioni sociali dove si cercano modalità perverse per affermarsi e dove il bisogno di sicurezza viene manifestato con fenomeni di aggressività” ha spiegato Ersilia Manesini, psicologa e professoressa all’Università di Firenze in occasione della nona edizione di Educa, il festival dell’educazione promosso dalla Provincia autonoma di Trento, dall’Università degli Studi di Trento e dal Comune di Rovereto, che continua: “il cyberbullismo è una costola del bullismo ma più pericoloso perché aggredisce le vittime anche laddove vanno a rifugiarsi, persino nella loro casa. L’età più fragile è quella delle scuole medie, dove i ragazzi vogliono sentirsi grandi ma ancora non sanno distinguere il bene dal male”.

Creep – progetto coordinato dalla fondazione Bruno Kessler, tra le attività di innovazione per il Digital Wellbeing di EIT Digital, in partnership con l’azienda italiana Expert System, l’eCrime Research Group dell’Università di Trento, il centro di ricerca francese Inria e la startup tedesca NeuroNation – si propone di sviluppare tecnologie e soluzioni avanzate di intelligenza artificiale per l’individuazione precoce e la prevenzione degli effetti del cyberbullismo tramite il monitoraggio di social media e l’innovazione delle tecnologie motivazionali. Come? Attraverso due sistemi. Il primo è un software di analisi semantica che analizza i profili social grazie all’intelligenza artificiale monitorando le interazioni potenzialmente più critiche e individuando le caratteristiche dei profili più a rischio. L’integrazione di tecnologie avanzate basate su text mining, argumentation and sentiment analysis permette infatti di creare un tool avanzato dedicato al monitoraggio mirato dei social.

Il secondo è un chatbot, ossia uno strumento di messaggistica integrato alle app già in uso che, grazie alla sua capacità di porre domande alla potenziale “vittima” di cyberbullismo, può fornire in maniera automatica un primo supporto per capire come comportarsi e chi contattare nei casi a rischio. Queste strategie di dialogo consentono ai teenager di riportare le loro esperienze, di determinare lo stato psicologico dell’utente e di persuaderli ad agire e reagire.

La sperimentazione, che avviene attraverso un approccio di living lab che permette la valutazione delle soluzioni in un ambiente “quasi-reale”, è partita il 1° gennaio 2018 in alcune scuole medie e superiori della Provincia autonoma di Trento e si concluderà il 31 dicembre di quest’anno. L’obiettivo sarà poi quello di allargare il raggio di azione a livello nazionale ed europeo nei prossimi anni.

Fonte: il Sole 24 ore

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